Trieste - Piazza dell'Ospitale e dintorni

Piazza dell'Ospitale angolo Via San Maurizio
Via della Pietà angolo Via Massimo D'Azeglio


Piazza dell'Ospitale n. 4: casa Liberty (1904-1905) realizzata dall'ingegner Gino Dompieri.
E' stata la sede del Caffè Orientale, poi Caffè Italia dal 1919. Vi hanno abitato il pittore Piero Lucano e lo scrittore Manlio Cecovini
Sotto:
L'Ospedale Maggiore tra Piazza dell'Ospitale, via Scipio Slataper, via della Pietà e Via Giuseppe Lorenzo Gatteri.

Sin dal 1819 il governo di Vienna e il Comune di Trieste si adoperarono per la realizzazione di un nuovo ospedale, che sostituisse le vecchie strutture cittadine e centralizzasse in un unico complesso tutte le varie strutture sanitarie. A tal fine venne acquistato dal Comune il fondo della campagna Hoffmann in Chiadino. Fu istituita un'apposita commissione composta da tecnici e personale medico per elaborare un progetto funzionale e all'avanguardia, secondo gli stilemi espressi dalla politica sanitaria sostenuta dall'imperatore Giuseppe II. A tal fine il modello di riferimento era l'Allgemeines Krankenhaus di Vienna. Il progetto realizzato fu quello presentato da Antonio Juris, funzionario della Direzione delle Fabbriche. Tuttavia, l'esecuzione dei lavori avvenne sotto la direzione di Domenico Corti, il quale apportò alcune modifiche funzionali e stilistiche al disegno di Juris. Corti si avvalse anche della consulenza di due medici: Pietro Garzarolli e Demetrio Frussich. La costruzione del complesso ebbe inizio nel 1833 e si concluse nel 1841, anno in cui cominciarono ad essere ospitati i primi malati nel nuovo ospedale. Nel primo dopoguerra venne intitolato "Ospedale civico Regina Elena". Con la costruzione del moderno centro ospedaliero di Cattinara, molte funzioni sono state trasferite nella nuova struttura. L'edificio neoclassico si presenta come una struttura a quadrilatero di misure imponenti:190 metri di larghezza e 152 di profondità.
Descrizione morfo - tipologica: L'edificio neoclassico si presenta come una struttura a quadrilatero di misure imponenti:190 metri di larghezza e152 di profondità. L'immobile presenta tre piani fuori terra e sotterranei. All'interno del quadrilatero è stato realizzato un ampio giardino di forma rettangolare. Al centro di uno dei lati maggiori, in asse con l'ingresso principale posto sul lato opposto, è stata costruita una cappella a pianta ottogonale sormontata da cupola. Le facciate sono divise da un marcapiano che separa il pianoterra dai piani superiori. Al centro ed ai lati l'ampio sviluppo delle facciate è interrotto da numerose arcate in pietra d'Aurisina. La zoccolatura è realizzata in masegno. Al pianoterra, nella parte centrale delle facciate, le finestre entro le aperture ad arco presentano balaustre in pietra. Le finestre del primo piano, in corrispondenza delle arcate, sono coronate da timpano.
(da: http://biblioteche.comune.trieste.it)

L’Ospedale Maggiore di Trieste è un imponente complesso edilizio, ubicato in una posizione che da periferica quale era originariamente nel XIX secolo, viene oggi a trovarsi al centro della città di Trieste. Il corpo principale, costruito dal 1833 al 1841, è costituito da un quadrilatero di circa 190 x 138 metri che si sviluppa attorno ad una corte alberata di circa 160 x 107 metri.

Sulla facciata destra dell'edificio dell'Ospedale Maggiore (che guarda l’odierna via Pietà, che si chiama così proprio per la “pietà” riservata agli esposti), sotto la prima finestra a destra del portone centrale, troviamo una feritoia nella quale scorreva la "ruota degli esposti" (abolita dal Magistrato Civico nel novembre del 1867). Fu costruita per garantire un pietoso incognito a quelle madri che per disagi economici o morali non potevano tenere presso di sé le loro creature.

La ruota, girando messa in funzione dal peso del bambino, faceva suonare un campanello all’interno, poi veniva preso e allevato a spese del Comune. La ruota fu murata nel 1875 per motivi economici ed è rimasta solamente la lapide. Oggi a ricordo di questa "fessura" nello stesso luogo c'è una lapide con queste parole: "Perché il padre mio e la madre mia mi hanno abbandonato? Ma il Signore si é preso cura di me. Salmo XXVI, v. 10".
Da tale luogo i bambini venivano prelevati e affidati a una balia (spesso una donna che aveva appena perso un neonato) e, finito l'allattamento, erano mandati negli orfanotrofi. Poi, molti di questi neonati, frutto spesso di rapporti extraconiugali dei ricchi signori triestini, abbandonati nella “ruota degli esposti” dell’Ospedale Maggiore, venivano dati in adozione, tramite l’Istituto dei Poveri, dietro un semplice corrispettivo in denaro, proprio ai poveri ma robusti pastori Cicci, che oltre al misero guadagno, avevano così anche altre braccia per lavorare i campi. La gran parte di questi orfani, che non avevano la possibilità di studiare, rimasero poi a fare i pastori. (Fonte: Dino Cafagna)

L'antica fontanella pubblica doppia posta nel muraglione che recinta
la facciata anteriore dell'Ospedale Maggiore sulla Piazza dell'Ospitale

Sopra e a destra: Via San Zaccaria angolo Via della Ginnastica
Via della Pietà angolo Via Tommaso Vecellio
Via della Pietà angolo Via Tommaso Vecellio


Via Andrea Palladio 2


Via della Pietà angolo Via Giuseppe Lorenzo Gatteri


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